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La DOTTA, la GRASSA, la ROSSA….per di più CONTEMPORANEA

Scoprire le città

Roma, “la città Eterna”, Venezia, “la Serenissima”; Firenze, “la Bella”, Bologna di soprannomi ne ha tre: “la Dotta, la Grassa, la Rossa”.

Il primo è dovuto alla presenza di un’università che risale al 1088, la più antica del mondo occidentale;

il secondo caratterizza al meglio la tradizione della sua cucina sostanziosa e opulenta;

il terzo per il colore dei mattoni con i quali fin dal medioevo sono stati costruiti torri e palazzi. È rossa infatti la maestosa Basilica di San Petronio che con le sue impressionanti dimensioni, presidiando Piazza Maggiore, si erge a simbolo di fierezza per i bolognesi. Sono rosse le Due Torri, le più alte di Bologna che sorgono nel cuore della citta e sono rossi i suoi portici. Abbiamo soggiornato presso l’Art Hotel Commercianti, dalla finestra potevamo quasi toccare la basilica di San Petronio. La stanza lasciava tutto il sapore della citta, con una nota di contemporaneo che non guasta mai! (nelle foto i dettagli degli interni) che magia!

Passeggiare per la città di Bologna è suggestivo, oltre che per gli antichi palazzi e chiese ricchi di opere d’arte, è caratterizzato dai suoi portici appunto, che rendono la città unica al mondo. Grazie proprio a questi ultimi è in corsa per un riconoscimento straordinario, sono un bene culturale italiano candidato come “patrimonio dell’umanità” dell’UNESCO.     

Nessuna città ne ha così tanti! Pensate che tutti insieme i porticati misurano 38km solo nel centro storico! Nati quasi per caso e poi inseriti come obbligo nelle costruzioni con l’imposizione dell’altezza e della profondità di 7 piedi bolognesi (2,66m) per permettere il comodo passaggio di un uomo a cavallo! Oggi sono un elemento di caratterizzazione importante per la città e perché no una grande comodità, per chi vuole passeggiare anche nelle giornate di pioggia! 

E allora si attraversano portici, si aprono piazze si elevano torri. Un continuo cambio di prospettiva che incuriosisce e stupisce. 

Perdersi nel mercato di Mezzo vicino alla Basilica di San petronio è d’obbligo. Il consiglio è perdersi tra le prelibatezze, una vetrina dietro l’altra e sarete conquistati dall’arte culinaria che appunto le attribuisce il secondo soprannome.

Nella mia scoperta culinaria, sono stata nell’Osteria 15, ristorante a dir poco tradizionale. Condotti lì da un amico bolognese abbiamo degustato i piatti tipici della cucina…mortadella, tortellini serviti in brodo, cotoletta alla bolognese, tagliatelle al ragù, accompagnati da un lambrusco emiliano. Per ogni bolognese DOC mangiare bene è una priorità assoluta. Ed ecco la GRASSA!

Ma Bologna non è solo questo. Oggi vi racconto anche qualche pezzo di architettura moderna e contemporanea che risulta interessante nel panorama internazionale, senza dimenticare di fare una passeggiata al MAMbo, dove si può ammirare l’opera di Guttuso e di molti altri artisti italiani.

Il MAST Manifattura di Arti Sperimentazione e Tecnologia, è un centro polifunzionale ed uno spazio espositivo, realizzato dall’omonima Fondazione.  

La sua concezione proviene dall’esigenza di intervenire a più livelli, incrociando attività pubbliche ed attività attinenti all’ambito aziendale, per la città, per la cultura e le iniziative espositive, la formazione, il sapere tecnico e tecnologico.
L’edificio corrisponde a questa impostazione pluridirezionale, un nucleo di valore urbano, che forma un accento importante nella zona periferica ovest della città. 

Risulta essere un edificio complesso in cui si assommano valori di chiarezza funzionale e di espressività, coniugata con opere d’arte, nello spazio aperto e negli interni; la mano di questo intervento è dello studio Labics.

Il Padiglione dell’Esprit Nouveau, progettato da Le Corbusier per l’Exposition International des Arts Décoratifs di Parigi del 1925  e ricostruito a Bologna nel 1977 dagli architetti Giuliano Gresleri, Josè Oubriere e Giorgio Trebbi

Il progetto dell’architetto franco svizzero mirava a trovare un punto di equilibrio tra alta densità urbana e le qualità delle abitazioni, ed era il prototipo a scala reale di un alloggio standardizzato, ideato con elementi prodotti in serie, vi era annesso un diorama dove venivano visualizzate le proposte urbanistiche per una nuova città e un piano per il centro storico di Parigi, che proponeva l’abbattimento della città vecchia per fare posto a spazi verdi e grattacieli. Era cosi strutturato:

  • l Padiglione era costituito da una scatola geometrica bianca, attraversata al centro da un albero e arredata con mobili di produzione industriale. La pianta a forma a “L” racchiude un ampio terrazzo, per dare a ciascun abitante una casa con un grande spazio all’aperto, affacciato sul verde della corte. Il padiglione si proponeva come modulo abitativo da inserire in una rinnovata prospettiva urbanistica, esplicitata nel vicino diorama.
  • Il Diorama era una struttura adiacente concepita per visualizzare una sintesi dei migliori progetti dell’Atelier Le Corbusier tra il 1920 e il 1925, insieme a due concetti visionari di Le Corbusier inerenti al rinnovamento urbano: la “città per tre milioni di abitanti” e il “Plan Voisin de Paris Ville Immeuble”.

Il padiglione di Bologna, replica fedele in ogni dettaglio dell’edificio ideato da Le Corbusier, nell’area verde di fronte all’ingresso di BolognaFiera, ed è vincolato dal Comune come “Edificio di interesse storico architettonico del moderno” 

Centro Arti e Scienze Golinelli. L’edificio, di semplice concezione, è costituito essenzialmente da due elementi. Il primo è il “cuore”, il padiglione vero e proprio, un volume chiuso di 30×20 metri e alto 8. Si tratta di una geometria pura e semi-trasparente, che di giorno riflette ciò che la circonda e di notte risulta invece luminosa. Il secondo elemento è la sovrastruttura metallica modulare che avvolge il padiglione e consente ai visitatori di percorrerla in alcune sue parti e di accedere a piccole terrazze panoramiche che si affacciano sulla città. Il progetto si configura come il racconto dell’evoluzione scientifica e artistica. Gli elementi che lo compongono sono ben visibili, come per tracciare il percorso e la creazione degli stessi.

golinelli

Per concludere, una chicca che ho cercato nel centro di Bologna ma che ahimè ho trovato in completo stato di abbandono è il negozio GAVINA, quel gioiello di design interamente disegnato da Carlo Scarpa all’inizio degli anni Sessanta che, per decenni, è stata l’avanguardia di Bologna grazie al genio di Dino Gavina. Quando ho visitato la città c’era un cartello vendesi affisso fuori. ‘Anni di assenza di manutenzione hanno lasciato un segno profondo. Il delicato cancellino era diventato uno spazio per legare le biciclette. Le splendide vetrine erano coperte di scarabocchi. Un problema di umidità stava aggredendo la cantina e lo spazio commerciale. Ora rinasce, come una bella donna che ha bisogno di un po’ di trucco per essere al meglio’ queste le parole dell’imprenditrice che ho acquistato la proprietà e che sta rimettendo a nuovo un pezzo importante di architettura e design e non dimentichiamo che è un edificio sottoposto al vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti.

W le donne, forti e coraggiose

A presto!

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